Nella musica contemporanea, il basso elettrico ricopre un ruolo fondamentale in quasi tutti i generi musicali. Insieme alla batteria è lo strumento portante che segna il tempo agli altri musicisti e ai vocalist.
Fino a circa 60 anni fa, nei complessi musicali era il contrabbasso che aveva la responsabilità di suonare le basse frequenze. Ma quando cominciò l’epoca dei concerti ‘live’ con i generi jazz, swing, blues, country, rock ‘n’ roll, il contrabbasso cominciò a doversi confrontare con strumenti dai volumi più elevati (batteria e chitarra elettrica) e rimaneva uno strumento musicale poco maneggevole negli spostamenti perché di grandi dimensioni e peso.
In realtà, già negli anni Trenta del ‘900 liutai e musicisti cercarono di creare uno strumento più potente e meno voluminoso del contrabbasso, ma fu Leo Fender (1909 – 1991) a lanciare nel 1951 il primo basso elettrico a cassa piena: il Precision Bass.
Era un basso munito di tasti, che consentono di ovviare al problema dell’intonazione delle note del contrabbasso, con un microfono collocato tra il manico e il ponte. Ma questo primo basso creato da Fender era piuttosto scarno poiché possedeva un pick-up single-coil con un controllo di volume e uno di tono, che smussava i bassi al punto da simulare vagamente un contrabbasso. Tuttavia fu una vera e propria rivoluzione perché, grazie al pick-up elettromagnetico, il basso elettrico risultava meno suscettibile al feedback in quanto le vibrazioni delle corde erano ‘catturate‘ dal pick-up stesso e amplificate tramite amplificatore e cassa.
Nel tempo arrivarono le versioni a 5 corde, a 6 corde, e anche a 12-18 corde; venne migliorata l’ergonomia e le possibilità timbriche. Tutto ciò permise al basso di diventare strumento ‘base’ in una band e, talvolta, strumento solistico. Nonostante le innovazioni, molti musicisti preferiscono ancora strumenti che ricalcano i bassi del periodo d’oro.